lunedì 1 novembre 2010

1 novembre


Scala a incastro al river: è la seconda volta che perdo in questo modo a poker in due giorni, sempre contro la stessa persona, sempre con la stessa probabilità dell'8% circa.

Onestamente non so per quale motivo ci siamo svegliati e abbiamo deciso di fare una partita a texas hold'em, e soprattutto non so dove l'abbia trovata io la voglia dopo essere arrivato secondo la sera precedente con quel maledettissimo 6 di fiori che ha chiuso la scala all'avversario...aver perso poi allo stesso modo con un 4 di cuori mi ha fatto iniziare la giornata di cattivo umore, complice uno dei caffè più cattivi che io abbia mai bevuto.

La sera si è dormito poco e male,chi per terra, chi su una panca di legno (il sottoscritto), chi fortunato ha preso i divani: al risveglio, se così vogliamo chiamarlo, dopo una colazione preparata con amore da me e il padrone di casa l'opinione generale che andava serpeggiando era quella di andare ognuno nella propria casa a dormire, sul serio stavolta, su un letto vero. Io no, mi dico, vado a trovare mio nonno. Al cimitero.

Per tutto il tragitto in motorino vanno sovrapponendosi le immagini di questi due giorni: il caffè, il 6 di fiori e il 4 di cuori davanti a tutte, poi i wrustel cotti alla brace bruciati irrimediabilmente in mia assenza, i due chili di pasta avanzati che abbiamo dovuto portare dalle galline contente come non mai, il camino che mi ha tenuto compagnia durante la notte insonne finchè le fiamme stesse non hanno deciso di riposare...

Arrivo al cimitero.

Subito oltre l'ingresso una coppia di amici. Scout. Stanno raccogliendo fondi per non so quale attività: la gente il 1 novembre si sente generosa e le offerte sono tutto sommato discrete: rimango a parlare con loro del più e del meno e un po' provo vergogna: loro si sono alzati alle 9 per prestare servizio, io per giocare a poker e mangiare pane e nutella con gli amici.

"Ma sei venuto da solo?"

A farmi la domanda tra i due è la ragazza: sul momento non gli attribuisco poi molta importanza, rispondo con un sorriso di si: in fondo al cimitero sono dell'idea ci si debba andare da soli, senza avvisare genitori e amici, senza dir nulla ad alcuno.

Poi però mentre vado verso mio nonno mi guardo intorno: sono l'unico ad essere da solo. Coppie, famiglie...con me invece c'è solo il casco. Sarà un impressione, mi dico, ma più vado avanti più cresce in me un senso di agitazione, direi quasi imbarazzo.

L'imbarazzo fa presto però a tramutarsi in disgusto: osservo la gente attorno a me, i volti indifferenti, gli sguardi torvi tra le persone che portano fiori, come quasi volessero dire "Ecco, lo vedi? Il mio mazzo è più bello e ricercato del tuo, io volevo più bene al mio defunto parente". Una formalità, ecco cos'è andare al cimitero: sentirsi a posto con la coscienza, un po' come andare a messa la domenica. Mi vergogno a constatarlo, ma nessuno è triste sul serio. Indifferenza, e quell'odioso senso di superiorità da parte di chi ha l'ornamento floreale più vistoso. Ho quasi riso quando ho visto un signore camminare con la testa bassa con delle mimose in mano, poche, troppo poche per poter sostenere lo sguardo di chi portava orchidee, girasoli e Dio sa solo cos'altro (non perchè ci sia bisogno del suo intervento, quanto perchè nella mia ignoranza non sono capace di riconoscere i fiori)...ma nemmeno lui è triste, come gli altri è annoiato, cammina affianco alla moglie quasi indispettita.

Finalmente sono arrivato, passo davanti un signore anziano che credo stia borbottando qualche preghiera: mi siedo vicino a lui, mio nonno è a sole due lapidi di distanza da quella che sta osservando.

Ora che sono fermo mi rendo conto di un altro fattore a cui non avevo fatto assolutamente caso: si perdoni il francesismo, ma c'è un casino della madonna. Non si può rendere tutto quel frastuono con altra descrizione, questa è l'unica che ne fornisca un immagine adeguata. Sembra di trovarsi in un centro commerciale: gente che urla, che ride, bimbi che piangono, discorsi sulla partita del giorno prima e altro che la mia memoria ha fatto rimosso in fretta. Dov'è il rispetto, per il luogo, per le persone? Ma in fondo hanno ragione loro, basta la presenza, poter dire di essere stati al cimitero...dopotutto la religione è un insieme di forme inutili, non serviva questa giornata per capirlo: ma la fede, quella vera, è tutta un altra cosa.

Mi domando: come si può condividere un momento simile? Come si può andare al cimitero in compagnia, nemmeno fosse un allegra scampagnata? Davvero, non ne sarei in grado. Il rapporto col defunto a mio parere è qualcosa di strettamente personale, bisogna dedicare il tempo che ognuno reputa necessario, non si può stare ai tempi del resto della famiglia, ognuno necessita del proprio. Occorre una comunione intima, che vedo difficile raggiungere se per il tragitto (ma anche davanti la lapide, di esempi ne ho avuti tanti oggi) si parla di tutt'altro.
Ma in fondo, ripeto, non è quello l'importante: basta poter dire alla propria coscienza "eh, io ci sono andato, mo non rompere i coglioni ALMENO fino al prossimo 1 novembre."

In tutta la baraonda c'è un suono che emerge, non per il suo volume (anche perchè coprire una qualsiasi di quelle voci era davvero un impresa): è appena un sussurro, e viene dalla mia destra.

Non sta pregando, l'uomo a due lapidi da me sta piangendo. In mezzo a questo mare di ipocrisia si erge come paladino, martire per quella religiosità che è morta anche nelle sue forme più semplici...Non riesco a crederci: non ha bisogno di dire nulla, quelli che a me sembravano borbottii erano singhiozzi. Tiene in mano un fazzoletto, sulle sue gambe un infinità che avidi hanno già raccolto tutto il suo dolore. La gente non se ne accorge, cammina davanti a lui come se niente fosse continuando a parlare ad alta voce e a ridere...Non si rendono conto, non capiscono che c'è un uomo che soffre e che ha diritto se non ad una parola di conforto perlomeno ad un po' di silenzio.

Siamo le uniche due persone sole che ho visto oggi: non ha fatto altro che piangere tutto il tempo, ogni tanto scuote la testa e trova momentaneo sollievo nell'asciugarsi e riporre il fazzoletto, per poi tirarlo fuori di nuovo pochi momenti dopo. Lo ammiro: non gli importa di nulla, piange...Vorrei imparare da lui a non avere freni inibitori, lasciare che le lacrime cadano. Lo osservo: avrà all'incirca una settantina d'anni, ma non ho mai visto occhi così vivi, capaci di piangere in quel modo. Per chi starà soffrendo così tanto? La moglie o la figlia, non lo capisco...e in fondo non avrei motivo di invadere così la sua privacy: so solo che sono più di due anni che l'ha lasciato.

continua a scuotere la testa: chissà quante volte al giorno ripete quel gesto: lo osservo, vorrei alzarmi, dirgli qualcosa, qualsiasi cosa...sento solo che non ho il coraggio di sostenere il suo sguardo, ho gli occhi pieni di lacrime, che però non hanno la minima intenzione di uscire. Mi volto, e dopo un po' mi rendo conto che mi sta osservando, si è girato: quanto avrei voluto fissarlo, comunicargli con uno sguardo che gli ero vicino, ma non l'ho fatto.

Penso che c'è sia solo da imparare dalle persone anziane: non per i soliti clichè, ma perchè avrebbero da insegnarci la spontaneità dei sentimenti: in quel momento ripenso a mio nonno, lo guardo sorridere sulla foto; lui sorrideva sempre. Per contrasto rispetto al mio compagno lui emerge per i suoi modi sì burberi ma soprattutto per l'allegria, la voglia di ridere e giocare: mi torna alla mente quel giorno in cui papà aveva invitato degli amici a casa per una partita a carte e nonno con la scusa di sostituire un attimo una persona che era in ritardo non si alzò mai dal tavolo e passò tutta la serata a ridere arrabbiarsi e bestemmiare quando perdeva e a sbeffeggiare il figlio quando vinceva. Papà e gli amici dovevano fare i turni per giocare, nonno andò a dormire alle 3 in quell'occasione pur di non abbandonare il tavolo. Mi chiamava zimpaticone (con la z, la s era davvero troppo accentuata) perchè da piccolo ridevo sempre, e io ridevo con lui: in fondo i nostri discorsi raramente andavano oltre una risata spontanea, ma ci bastava quello. 

Mi alzo, passo davanti all'uomo senza guardarlo: sta ancora piangendo, non ha mai smesso. In fondo però sono felice: c'è ancora gente che è capace di piangere (e ridere) davvero, mostrare senza pudore i propri sentimenti, a sè stesso prima ancora che agli altri, senza coprirli con veli di ipocrisia e buone maniere; lui i fiori non li ha portati. Con questi pensieri mi convinco che in fondo non vale la pena di arrabbiarsi per la gente a modo che ho incontrato oggi, piena di quella mentalità bigotta che ha oramai elevato a status symbol...non mi arrabbio nemmeno quando mentre accendo il motorino vedo l'ennesima allegra famigliola recarsi al cimitero, coi bambini che corrono e urlano e ridono e la madre con loro, il padre con lo sguardo sornione a guidare la combriccola. Davvero, non serve dedicare un minuto del mio tempo ad essere triste e deluso per persone del genere: meglio arrabbiarsi piuttosto per quello stramaledettissimo 6 di fiori al river e il pessimo caffè di stamattina.

7 commenti:

  1. Tutto vero...ma il giudizio dell'ipocrisia, in questo caso bru, non c'appartine.
    Dio guarda dentro i cuori, e scruta se dietro ad un sorriso c'è in realtà un dolore inimmaginabile, o dietro le lacrime tanta finzione.
    La domanda (da amica) che mi viene spontanea porti è: Tu con quale spirito ci sei andato? con quello del rispetto, della superficialità o quello del giudizio?
    Sii fiero della tua integrità morale e non stare troppo a guardare quella degli altri.

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  2. Sì, ecco, i 6 di fiori sono manifestazioni del male.

    Per il resto, ecco, mi hai evocato mattine affollate in cimiteri grigi, fiori marci e meno, lunghe file di persone a fare la gara che dici tu. E poi, certo, avrei potuto far parte di quell'universo che descrivi. Vero è ben, Pindemonte.

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  3. @ silas...Addirittura mi citi il buon Foscolo:)

    (non sottovalutare il 6 di fiori)

    @ calliope: il concetto di fondo è che mi dispiace, viviamo in una società e constatarne il degrado nelle piccole e nelle grandi cose da fastidio...quando poi viene a mancare anche nelle cose più semplici (fare silenzio al cimitero penso sia il minimo sindacale richiedibile) il rispetto nei confronti negli altri viene da chiedersi "ma in che mondo vivo?"
    Poi per carità, Dio vede e provvede...

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  4. M'è piaciuto molto sai?
    (Sì, ora che te l'ho detto lo sai)...

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  6. Ho notato solo ora il tuo commento, perdonami...Comunque sono davvero contento ti sia piaciuto:)

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